Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Vescovo e Dottore della Chiesa
Mt 12, 1-2
In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».
Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.
Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.
La figura di Erode può far riflettere sulle drammatiche condizioni di alcune persone in quest’epoca del pensiero unico. Si va avanti, si fa carriera, se ci si schiera dalla parte del potere. Quanto più il potere è forte e capace di manipolare ogni cosa tanto più smaccatamente ci si può inchinare ai suoi voleri senza non solo vergogna ma nemmeno timore di pagarne le conseguenze. La sincerità può venire tranquillamente soffocata, non si cercano nemmeno quei minimi margini di libertà di manovra che potrebbero lasciar passare refoli di Spirito Santo. Erode è una persona complessa. Il brano odierno afferma che egli voleva uccidere il Battista e anche che fu rattristato alla richiesta della figlia di Erodiade. Sembra che in lui ci sia un seme di grazia che vorrebbe fare capolino nel suo cuore ma che tale seme venga continuamente schiacciato dagli interessi del potere, dalle logiche dell’apparire e non da ultimo dall’influenza dalle cattive compagnie di cui può facilmente finire per circondarsi chi va per le strade del dominio ad ogni costo. In piccolo poi queste tentazioni possono toccare ogni uomo. I calcoli magari solo affettivi, le fasulle alleanze, tanti movimenti fragili del cuore possono inficiare certi rapporti, una crescita serena delle persone, delle famiglie. La sincerità é un abisso che non si finisce, nella grazia, di penetrare perché solo nella grazia si riconoscono sempre più le vere motivazioni, le chiusure, che agiscono nell’intimo di noi stessi. Ma già il desiderio di essere sinceri è un gran dono, la prima delle virtù, perché lascia venire lo Spirito. Essere sinceri poi non vuol dire passare dal lato opposto rispetto a tante false autogiustificazioni accusandosi ora meccanicamente di tutto. Sincerità vuol dire guardarsi dentro con cuore semplice e pieno di sereno buonsenso, per un cristiano nella fede.